Francesca Bardelli Nonino ci parla di cosa significhi promuovere il Made in Italy per l’azienda di famiglia e di quali siano le prospettive future della grappa in Italia e nel mondo
Storia, impegno, innovazione: queste le parole chiave dell’esperienza dell’azienda Grappa Nonino, che produce grappa dal 1897 e conta oggi 18 milioni di fatturato, vantando molteplici attestazioni di apprezzamento in Italia e all’estero. Ne parliamo con Francesca Nonino, sesta generazione della famiglia e influencer della grappa.
La quota dell’export del fatturato complessivo della Grappa Nonino è passata negli ultimi anni dal 15 per cento al 55 per cento: quali sono gli ingredienti principali di questo successo sul mercato internazionale?
«Direi che gli ingredienti che hanno portato Nonino a essere così apprezzata all’estero siano un mix incredibile fra qualità assoluta, genuinità familiare ed emotion sharing. Siamo una Pmi, non abbiamo budget marketing stratosferici, già il fatto di andare a visitare gli 85 paesi in cui siamo presenti è per noi un investimento importante.
La nostra forza però è la nostra passione, il fatto di condividere emozioni con chi ci ascolta. Con i nostri distillati infatti condividiamo i nostri valori, la nostra storia, rendendo ogni degustazione il modo non solo di scoprire la Grappa, ma di conoscere anche in maniera intima, vera, tutta la famiglia che ci sta dietro».
Quali sono invece le sfide del mercato italiano?

«La sfida del mercato italiano è la trasparenza in etichetta. Non ho nulla contro i distillatori che distillano con metodo industriale o che aggiungono caramello alle proprie grappe invecchiate per renderle più scure e morbide, ma al consumatore devono essere chiare le caratteristiche del prodotto che sta acquistando.
Per questo motivo noi dichiariamo in etichetta “100 per cento distillata con metodo artigianale” e “0 per cento coloranti”, su tutti i nostri distillati. È l’unico modo per proteggere e tutelare anche per il futuro il buon nome della grappa e del Made in Italy».
Nella vostra storia il 1973 segna un prima e un dopo: quali altri momenti secondo lei sono stati fondamentali per lo sviluppo della Grappa Nonino e per quello che significa per l’Italia?
«Oggi nella nostra azienda c’è il lavoro, l’impegno e il talento di 3 generazioni, 40 collaboratori e 18 distilllatori stagionali.
Se mia nonna e mio nonno, Giannola e Benito Nonino, hanno fatto la Rivoluzione della Grappa il 1° dicembre 1973, creando la prima grappa Monovitigno® della storia, dimostrando che eccellenza potesse essere la Grappa, mia mamma Cristina e le mie zie Antonella ed Elisabetta si sono impegnate per fare apprezzare in tutto il mondo la versatilità di questo distillato, facendo scoprire ai mixologists quanto è meravigliosa in miscelazione.
Io invece ho portato il distillato più antico della nostra Italia sul digitale, con un nuovo linguaggio di comunicazione, più diretto, autentico e adatto alle piattaforme social.
Senza dimenticare il Premio Nonino, istituito nel 1975 per salvare i vitigni autoctoni friulani e divenuto negli anni un premio internazionale che ha anticipato ben 6 premi Nobel, e la creazione di nuovi distillati: l’ÙE® l’acquavite d’uva (1984), poi il Gioiello Nonino, l’acquavite di puro miele (2000) e il Nonino GingerSpirit (2018). Devo dire che in tutti questi anni ci sono state tantissime pietre miliari in ogni ambito che hanno reso la Nonino questo distillato incredibile di famiglia, qualità e cultura».
Lei si occupa della comunicazione online dell’azienda e ha ormai conquistato il titolo ufficiale di influencer della grappa: quale ruolo ricoprono oggi i social nel promuovere l’eccellenza del Made in Italy? Quali sono i limiti e le opportunità?
«Essere definita l’“influencer della grappa” mi ha permesso di dimostrare quella che è sempre stata la mia filosofia: non esistono prodotti vecchi, solo narrazioni noiose. Io sono sempre stata genuinamente appassionata della grappa di famiglia e mi dispiaceva troppo che un prodotto così legato all’heritage italiano non fosse conosciuto dalla mia generazione e quelle più giovani (in grado di bere responsabilmente naturalmente).
I social mi hanno permesso di avvicinare un nuovo target raccontando i valori della nostra azienda di sempre in modo più diretto, genuino e, perché no, anche più divertente. Ci sono tantissimi aneddoti, fun fact da scoprire sulla nostra realtà e con il solo utilizzo del mio smartphone e del mio entusiasmo ho potuto “distillare” piccole pillole di cultura della Grappa.
Questo era un modo anche per rompere “la barriera del digitale” e fare vivere la nostra distilleria anche alle persone che non hanno la possibilità di venire a trovarci».
Per Nonino la tradizione e l’innovazione sono due facce della stessa medaglia: come conciliate queste due anime che possono sembrare l’una l’opposto dell’altra quando si parla di Made in Italy?
«Siamo distillatori dal 1897 e per noi essere italiani, distillare prodotti
artigianali di qualità, sono le fondamenta per onorare il lavoro delle generazioni passate e rispettare quello di quelle future. L’innovazione è linfa vitale per l’azienda».
Quando ha cominciato a lavorare in azienda lei ha sentito sicuramente una grande responsabilità: guardando a un lontano futuro, quale eredità desidera che lasci alla Grappa Nonino la sua generazione?
«Credo che l’eredità più grande sia quella di insegnare non solo un consumo responsabile, ma anche consapevole. Vorrei che con la nostra generazione fosse diffusa una cultura sulla grappa per tutti gli italiani, vorrei che fossimo orgogliosi del nostro distillato bandiera almeno quanto i francesi lo sono del cognac. Vorrei che nei ristoranti venisse servita con lo stesso rispetto e conoscenza che si dà alle blasonate acqueviti straniere.
Vorrei che prima di acquistare un distillato si leggesse sempre l’etichetta e vorrei che sempre più bartender italiani si unissero alla nostra filosofia: #BEBRAVEMIXGRAPPA, ossia “osa miscelare la Grappa”, perché è possibile creare cocktail che sono vere e proprie espressioni liquide della storia, cultura, tradizione della nostra Italia».
Articolo di di Benedetta Campennì
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